venerdì 9 marzo 2012

Il peso della (non) comunicazione nel conflitto

«Stavo guidando lungo la strada piena di buche che conduceva alla tenuta, quando mi ricordai di un aneddoto che ci aveva raccontato una volta una collega israeliana a proposito di una conversazione che aveva avuto con l'allora Rabbino Capo di Israele
Dopo aver ascoltato la nostra collega che illustrava il suo lavoro come mediatrice, il Rabbino l'aveva sfidata a rispondere a una domanda: "Cosa disse Caino ad Abele, o Abele a Caino, che indusse Caino all'omicidio?"
Mentre la donna si sforzava senza successo di ricordare, il Rabbino la pungolava dicendo che nella Bibbia la vicenda veniva descritta nei minimi dettagli, riportando anche esattamente chi aveva detto cosa a chi. 
Per quanto la nostra collega si impegnasse, non le tornava alla mente nulla della conversazione a cui si riferiva il Rabbino. "Non mi sorprende che lei non ricordi" escamò il Rabbino "perchè non fu detto assolutamente niente! Molto semplicemente Caino divenne geloso di Abele e lo uccise. Neanche una parola! Non vi fu alcun dialogo».
Ecco, appunto...

G. Friedman-J. Himmelstein, La mediazione attraverso la comprensione, Franco Angeli, Milano, 2012, p.39.
Ricordo che su Gary Friedman avevo pubblicato tempo fa un post scritto dalla mia amica Alessandra Passerini

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