Stamattina, verso le 7,30, ero in salone con i miei due figli, quello più grande (7 anni) e il piccolino (2 anni). Il "grande", colto da improvvisa "voglia di studiare" (insolita considerato il giorno - domenica, l'ora e il "personaggio"), mi dice che vuole fare i compiti (?) "perché così ha tutta la giornata per fare altro". Allora si mette sul tavolo con i libri e i quaderni davanti. Quello piccolo, appena vede "strani movimenti" si siede pure lui sulla sedia e comincia a dire "'piti, 'piti, 'uccio, 'uccio" (che nel suo linguaggio immagino significhi "compiti" e "astuccio"). Il grande allora dice: "Papa', a me serve l'astuccio! Senno' come faccio a fare i compiti?". Intervengo io e, cercando di affrontare la questione, dico al piccolino "Ciccio, dai l'astuccio?". Con i gesti della sua testolina lascia ampiamente intendere "NO!". “Nemmeno se ti fai viola”, aggiunge sicuramente col pensiero. Al grande allora dico "Ti posso dare la mia penna e la mia matita?". "No, perche' mi servono ANCHE i colori!" è la sua risposta.
Immaginate la scena... Uno da parte e uno dall'altra parte del tavolo ed entrambi che anelano a quell'unico astuccio disponibile. Già li vedo con uno che dice “Allora non faccio i compiti?!” e l’altro che inizia a piangere, senza il suo amato astuccio. Allora, ecco l'idea. Chiedo al piccolino di darmi l'astuccio e lui subito me lo passa (a suo fratello non lo avrebbe mai dato!); io lo svuoto e sistemo colori, penne e matite al centro del tavolo, così tutti e due avrebbero potuto prendere quelli che servivano. Il grande, tranquillo, comincia a fare i compiti, il piccolo prende un paio di colori (il giallo e il rosso - guarda caso...) e colora in libertà, poi dopo due minuti comincia a giocare con l'astuccio vuoto e così prosegue per un po' di tempo.
E il papà, magari vi chiederete voi? Sistemata la questione e trionfante (una volta tanto) per non aver alzato la voce, egli può finalmente tornare in cucina a godersi la meritata colazione (la sua indennità di mediatore)! Pensiero della domenica: Riconosco che sarò stato un po' valutativo (ho proposto una soluzione), ma a volte, anche i figli possono aiutare i padri a capire le dinamiche della mediazione ;)
Caro Stefano, il tuo racconto sull'alternativa all'aneddoto dell'arancia è particolarmente gustoso; in più, ma qui tu hai giocato "sporco" facendo leva sui sentimenti, fa tenerezza la scena dei due frugoletti, ciascuno indaffarato nel suo lavoro1 buona estate! fernando Dell'Agli
RispondiEliminaCiao Fernando, grazie mille :)
EliminaDiciamo che i miei due pargoli, come del resto tutti i figli, sono una grande e piacevole "sfida" - quotidiana - circa l'applicazione delle tecniche di negoziazione. Alle volte, come in questo caso, mi regalano anche grandi "insegnamenti"...
Buon proseguimento di estate!
Stefano