lunedì 18 giugno 2012

Recensione del film Carnage


Il film è la riduzione cinematografica della rappresentazione teatrale “Il dio del massacro” di Yasmina Reza. Un film splendido, che lascia senza fiato, che fa emergere un disagio interiore collettivo (lo spettatore è spesso tentato di porsi la domanda "ma davvero siamo ridotti così?"). Un film che è come uno schiaffo, ma salutare, perché è una vera e propria illuminazione sul conflitto e sulle sue dinamiche (attraverso questa chiave di lettura soprattutto) distruttive. 

Il conflitto è rappresentato a 360°. Con logiche di alleanze e contrapposizioni cha cambiano dialogo dopo dialogo, scena dopo scena, escalation dopo escalation. Un film che si basa su quattro personaggi, alla costante ricerca dicotomica di avversari e di alleati, in una prospettiva che più competitiva non si potrebbe, anche quando appare sotto le mentite spoglie di disponibilità. Quattro personaggi, dicevamo, tuttavia più che sufficienti per descrivere l’”universo-mondo” che si agita dentro la necessaria (ma solo perché “presunta”) strategia del “tanto peggio, tanto meglio”. Conflitto di genere, ma anche all’interno della famiglia (in cui non si contano più i confronti tra chi è meglio, anzi semplicemente “E’”, e chi invece “NON E’”), senza considerare la diametralmente opposta visione su “cosa” fare per risolvere il problema e “come” farlo. 

Conflitto nel quale solo apparentemente e solo fino ad un certo punto riusciamo a cogliere chi è “duro” e chi è “morbido”, chi agisce con aggressività e chi con remissività. Infatti, da un certo momento in poi il conflitto da latente si trasforma in manifesto, chiaro che più non potrebbe essere. Da quel momento c’è solo da fermarsi, prendere costantemente appunti sulle innumerevoli cose da fare per evitare di scivolare nella china pericolosa che i protagonisti (che, chissà, potremmo essere “tranquillamente” anche noi spettatori, se ci trovassimo al loro posto) scelgono inconsapevolmente di intraprendere, fin dal principio… Del resto, lasciano intendere i personaggi, è la natura umana, non si può sfuggire da essa.

Un film che si chiude nel modo più sorprendente, ma al tempo stesso anche più prevedibile, quasi a mettere in evidenza che un'altra soluzione è possibile e che, in fin dei conti, non si nasca pronti al massacro, ma si diventi, magari anche attraverso pessimi esempi, purtroppo ben rappresentati dai protagonisti. 

Un puro concentrato di analisi sulle dinamiche della escalation e sulle logiche “distorte” della comunicazione nel conflitto. Assolutamente, da vedere e rivedere, per non perdere nulla della sua preziosa “essenza”…

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