martedì 9 ottobre 2012

Sui bisogni e le esigenze primarie


Estratto di un articolo del Il Sole 24ore di ieri, riferito alla piramide dei bisogni di Maslow:

"Maslow sosteneva che saper riconoscere i bisogni dell'individuo favorisce un'assistenza centrata sulla persona. Questa scala di bisogni è suddivisa in cinque differenti livelli, dai più elementari, necessari alla sopravvivenza dell'individuo, ai più complessi, di carattere sociale. Il passaggio progressivo dell'individuo per i vari stadi determina la sua realizzazione.
I livelli di bisogno considerati da Maslow sono: 1. bisogni fisiologici, quali fame e sete; 2. bisogni di salvezza, sicurezza e protezione; 3. bisogni di appartenenza, quali affetto e identificazione; 4. bisogni di stima, di prestigio, di successo; 5. bisogni di realizzazione di sé, attraverso l’acquisizione della propria identità e la soddisfazione delle proprie aspettative, che favoriscono il raggiungimento di una posizione soddisfacente nel gruppo sociale.

Dunque, via via che si risale la piramide di Maslow, si passa da bisogni primari a bisogni che hanno implicazioni interrelazionali, agendo sulla propria autostima in relazione ai rapporti col prossimo. Nell’ottica della mediazione, si potrebbe affermare che la risoluzione del conflitto attraverso il riconoscimento e la soddisfazione dei reciproci bisogni consente agli individui di “salire” verso il vertice della piramide.

Risulta dunque evidente che questo tipo di attività, che mira a far emergere le aspettative, i bisogni, le richieste, non può svolgersi secondo schemi troppo rigidi e binari predefiniti, ma necessita della massima libertà d’azione."

Condivido in pieno il ragionamento dell’autore dell’articolo e mi permetto di integrarlo con un concetto tratto dal volume “Il negoziato emotivo” di Roger Fisher e Daniel Shapiro (vedi post), quello delle esigenze primarie. Queste, per gli autori, sono rappresentante da apprezzamento, affiliazione, autonomia, status e ruolo, ossia quel tipo di necessità umane che hanno una valenza interpersonale, poiché nascono nel contesto di ogni interazione. In questo modo, attraverso una migliore “apertura” verso i c.d. “bisogni sociali” ritengo che i conflitti, le loro cause e dinamiche possono essere descritte, e soprattutto spiegate, con maggiore chiarezza.

Ancora una volta ringrazio Stefania per il suggerimento J

Nessun commento:

Posta un commento