mercoledì 9 gennaio 2013

Recensione di "Mediare le conflittualità"


Mediare le conflittualità. Riflessioni e strategie operative per sviluppare competenze comunicative e relazionali nella trasformazione dei conflitti.

Di Ilaria Buccioni – Anna Maria Palma – Isabella Venturi, Franco Angeli, Milano, 2012. Scheda al seguente link.
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Pochi giorni prima di Natale, nel corso di uno dei "soliti" giri che faccio nelle librerie alla ricerca di cose interessanti, mi imbatto in questo volume che mi colpisce soprattutto perché, nelle ultime pagine, vedo (per la prima volta) trattato in una monografia il tema dei "Sei cappelli per pensare" di De Bono, applicato specificamente al tema della gestione delle controversie. 

Ora dato che di questo argomento ne parlo anche io durante i corsi (non solo di mediazione, dato che per me resta un tema di fondamentale importanza tra quelli c.d. "trasversali"), decido di prenderlo anche perché lo stesso l'indice in qualche modo sollecita la mia curiosità. Approfitto quindi della pausa delle feste di fine anno per leggerlo.

La mia personale e sintetica valutazione è nel complesso positiva, anche se resta in me l'idea di un'"occasione" non perfettamente sfruttata. Penso questo perché il volume aveva, a mio avviso, tutti gli elementi per poter essere un  vero e proprio "manuale" ad uso e consumo sia dei corsi-base sulla mediazione (civile e commerciale, innanzitutto) sia come introduzione alla mediazione, dal punto di vista della cultura e del "senso". 

Invece, prendendo spunto da quanto scritto nella prefazione da Guglielmo Gulotta (che utilizza una metafora culinaria), il volume "spiega i processi fisico-chimici per cui la maionese monta o non monta" più che spiegare come si faccia la maionese. Più tecnico rispetto ai processi attraverso cui la mediazione accade, più che, metodologicamente parlando, come accade, in concreto, la mediazione.

Ecco, mi pare che sia un libro di "riflessioni" su alcuni elementi trasversali alla mediazione, più che sulla mediazione in sé. Per questo, sinceramente mi sembra più adatto ad un pubblico di conoscitori della mediazione più che essere indicato per "neofiti" o persone che vogliono "incontrare" la mediazione per la prima volta. In questo senso, lo consiglierei a tutti quelli che, praticando già la mediazione, intendono tuttavia approfondire alcune specifiche tematiche all'interno di essa.

Tra queste ve ne sono alcune che vengono descritte con grande efficacia come: l'uso delle domande (probabilmente il migliore capitolo del volume), le emozioni e le dinamiche del conflitto (il volume parla delle fasi dell'escalation di Friedrich Glasl, pur non citandolo espressamente). Inoltre, come anticipato, riprende il tema dei sei cappelli per pensare di De Bono, che considera come differenti elementi specifici dei processi di pensiero al tavolo della mediazione.

Tra gli altri argomenti che rappresentano un valore aggiunto, cito anche le interessanti schede di fine-capitolo, molto utili per sintetizzare gli argomenti trattati, arricchire le esercitazioni da fare in aula o per l'autoformazione e per offrire interessanti spunti di riflessione (soprattutto sulla comunicazione) ai lettori (alcune di queste le ho riprese anche nel mio blog). Inoltre è originale il fatto che non si parli quasi mai di normativa, il che rende questo volume "particolare" e in contro-tendenza nell'ambito della produzione editoriale sulla mediazione in Italia.

Difetti? Oltre al fatto che a mio avviso fatica a "sfondare" rispetto al "senso" della facilitazione, un altro aspetto, in particolare, mi ha colpito in negativo: manca una efficace focalizzazione sulle attività del mediatore nel corso del procedimento. Infatti il capitolo sulle fasi e' troppo breve per dare informazioni esaustive su cosa faccia il mediatore fase per fase, momento per momento. Per la verità c'è una tabella riepilogativa ma è troppo sintetica e manca, secondo me, del necessario approfondimento.

Nonostante ciò, il volume resta molto interessante per alcune scelte di fondo (su tutte, a mio avviso, la trasversalità dei contenuti e la mancanza di una parte normativa) e perché tratta in modo originale (anche attraverso l'uso efficace di immagini) alcuni argomenti "riletti" secondo un'impostazione più legata alla formazione comportamentale e lo sviluppo personale. Ottimo come lettura integrativa.

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