mercoledì 30 aprile 2014

"Il fallimento è la nebbia attraverso la quale scorgiamo il trionfo..."

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Questo dice lo scienziato Aldrich Killian (interpretato da Guy Pearce), nel film Iron man 3… ed è a questa frase che penso quando leggo un pensiero tratto da un libro “cult” delle relazioni interpersonali, Come trattare gli altri e farseli amici, di Dale Carnegie (XL edizione, Bompiani, 2013). 

Libro che sto rileggendo, dopo tanti anni, per scoprire - alla luce della mia (esperienza? legata alla mia) non più giovane età - qualche altro piccolo “tesoro”.


A p. 22 Carnegie riporta un pensiero del presidente di un istituto bancario di Wall Street:
“[Alla fine della settimana] Dopo cena mi ritiro nel mio studio, apro l’agenda degli appuntamenti della settimana e ripenso a tutti gli incontri, le discussioni, le riunioni trascorse. E mi chiedo: ‘In che cosa ho sbagliato in questa o quest’altra occasione? In che cosa ho agito bene? Cosa avrei potuto fare per ottenere un esito migliore? Nei primi anni questi esami solitari risultavano spesso piuttosto deprimenti. Constatavo un sacco di errori. Poi, col passare del tempo, gli sbagli divenivano sempre più radi. A volte finivo congratulandomi con me stesso. Be’, questo sistema di autoanalisi e autoeducazione è andato avanti per anni e mi ha aiutato più di ogni altra cosa al mondo. Sono diventato più sicuro e determinato nel prendere decisioni e mi ha aiutato enormemente nei contatti con la gente. Ecco perché non posso fare a meno di raccomandarlo a tutti quanti”.

Il libro di Carnegie è del 1936 ed a mio avviso - e mi fa piacere che così la pensano parecchie persone - ha segnato il percorso di tanti che hanno cercato strumenti validi di autoformazione per accrescere le proprie competenze relazionali. 

Ritengo tuttavia che, nonostante siano passati tanti anni dalla pubblicazione della prima edizione del volume, certi pensieri abbiano ancora una valenza, anzi direi oggi più che mai… bisogna solo avere “il coraggio di salire le scale”, come recita un’altra famosa citazione tratta da Qualcosa di speciale (vedi precedente post), per guardarsi dentro “da fuori”, secondo cioè una diversa prospettiva.


Nella vita forse non è tanto importante non fare errori, quanto il farne sempre di diversi… prima o poi (magari) finiranno, no? ;) 

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