giovedì 31 luglio 2014

Educhiamo i nostri figli a pensare positivo

Dal sito lescienze.it riporto un bell’articolo sull’importanza di “educare” i nostri figli al pensiero positivo… e che questo dipenda più dall'atteggiamento dei genitori che dall'indole del bambino. 

In sintesi, essere ottimisti non è importante solo per noi, ma anche per i nostri figli, per aiutarli ad esserlo.

La conclusione dell’articolo mi sembra molto importante: “I risultati […] sottolineano il ruolo dei genitori nell'aiutare i bambini a imparare a sfruttare il pensiero positivo per sentirsi meglio quando le cose si fanno difficili”. Educare i nostri figli al pensiero positivo, pertanto, li aiuterà ad esserlo nella vita. Non mi pare una cosa da poco…

Ecco il testo completo:


IL PENSIERO POSITIVO SI IMPARA DAI GENITORI

L'importanza di avere un atteggiamento positivo è compresa già dai bambini in tenera età, ma la capacità di mobilitare questa risorsa anche nelle situazioni di difficoltà dipende più dall'atteggiamento dei genitori che dall'indole del bambino. I piccoli capiscono già a cinque anni che ci si sente meglio dopo aver avuto pensieri positivi, ma fanno più fatica a comprendere come il pensiero positivo possa risollevare l'animo quando si è coinvolti in situazioni negative, come per esempio cadere e farsi male. In queste situazioni, il livello di ottimismo e di speranza dei genitori ha un ruolo significativo nella capacità del bambino di comprendere il potere del pensiero positivo.

Che il "pensare positivo" sia di aiuto a sentirsi meglio lo capiscono già i bambini della scuola materna, e questo può non stupire. Ciò che è meno ovvio è che a dettare la capacità del bambino di assumere un atteggiamento positivo anche nelle situazioni difficili sia, più che la sua indole, l'atteggiamento verso la vita e la capacità di pensare positivo dei suoi genitori.

Ad appurarlo è stato uno studio condotto da ricercatori della Jacksonville University e dell'Università della California a Davis, che lo illustrano in un articolo pubblicato su "Child Development".

Nello studio, i ricercatori hanno esaminato 90 bambini di età compresa fra i 5 e i 10 anni. I bambini ascoltavano sei storie in cui due personaggi provavano un'emozione dopo aver sperimentato qualcosa di positivo (ricevere in regalo un cucciolo), negativo (rovesciare il bricco del latte), o ambiguo (l'arrivo di un nuovo insegnante). Dopo ciascuna esperienza, un personaggio aveva un pensiero ottimista, inquadrando l'evento in una luce positiva, mentre l'altro aveva un pensiero pessimista, mettendo l'evento in una luce negativa. I ricercatori a questo punto chiedevano ai bambini di giudicare le emozioni di ogni personaggio e di fornire una spiegazione per quelle emozioni. In colloqui precedenti, i ricercatori avevano accuratamente valutato il livello di ottimismo e speranza di ogni bambino e dei suoi genitori.

Già dai 5 anni i bambini capiscono che le persone si sentono meglio dopo aver avuto pensieri positivi che non dopo aver avuto pensieri negativi, e dimostrano pure di comprendere l'importanza di avere pensieri positivi in situazioni ambigue, una comprensione quest'ultima che diventa più profonda con l'aumentare dell'età. 

I bambini mostrano invece una maggiore difficoltà a comprendere come il pensiero positivo possa risollevare l'animo di qualcuno che sia coinvolto in situazioni negative, come per esempio cadere e farsi male. In queste situazioni, il livello di ottimismo e di speranza del bambino ha un ruolo significativo nella capacità di comprendere il potere del pensiero positivo, ma decisamente più grande lo ha l'atteggiamento dei genitori. 

"Oltre all'età, il più forte predittore della comprensione da parte dei bambini dei benefici del pensiero positivo, non è il livello di speranza e di ottimismo del bambino stesso, ma quello dei suoi genitori", spiega Christi Bamford, che ha condotto lo studio. 

I risultati, osserva la Bamford, sottolineano il ruolo dei genitori nell'aiutare i bambini a imparare a sfruttare il pensiero positivo per sentirsi meglio quando le cose si fanno difficili. 


(URL consultato il 31/07/2014)

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